Triclosan – Prodotti chimici – Fitoterapia
Il triclosan (nome IUPAC: 5-cloro-2-(2,4-diclorofenossi) fenolo) è un derivato triclorurato del fenolo. La sua struttura chimica è simile a quella della diossina, infatti questo è quello che ha suscitato l’esigenza ad approntare studi che ne accertassero la sua potenziale tossicità o no. La proprietà fondamentale del Triclosan è antibatterica per questo motivo si ritrova nella formulazione di saponi, dentifrici e collutori. Resta molto impiegato in odontoiatria e nelle cure parodontali. La sua efficacia è minore rispetto a quella della clorexidina ma dopo 3-6 mesi di trattamento se ne prendono i benefici auspicati nelle paradontosi. Fondamentalmente è un antisettico e battericida in quanto agisce sulla membrana batterica ed esplica la sua azione su batteri gram-positivi, gram-negativi, miceti, micobatteri e spore.
In genere il Triclosan si usa in abbinamento a citrato di zinco, fluoro o acido malefico per potersi legare alla placca o ai tessuti ed esercitare appieno la sua azione. Il Triclosan inibisce la sintesi delle prostaglandine pertanto vanta una leggera azione antinfiammatoria. Il Triclosan non pone in essere resistenza batterica e può essere usato quotidianamente con l’ausilio dello spazzolino da denti esplicando la sua azione antisettica essendo esso stesso contenuto nella maggior parte dei dentifrici. Il Triclosan proprio per la sua azione antibatterica viene impiegato in tantissimi prodotti cosmetici e non per garantirne la conservazione. Ad esempio nella carta igienica “moderna” ovvero quella che deve essere morbida e soffice e quindi umida, la presenza di acqua potrebbe indurre la formazione di muffe e alterare commercialmente il prodotto. L’impiego del Triclosan nelle formulazioni cosmetiche si rende necessario in quelle con una elevata percentuale di acqua. Ma veniamo al dunque: essendo un fenolo clorurato può come tutte le sostanze simili accumularsi nei tessuti dell’organismo e di conseguenza nel latte materno.
Le attività nefaste di questo accumulo sono ben note e riguardano danni alla funzionalità epatica e polmonare, hanno ripercussioni sul sistema immunitario e possono indurre sterilità. A dosi elevate sarebbero altamente tossici ed indurre paralisi. La discussione sulla pericolosità del Triclosan esiste da tempo, uno studioin proposito è stato condotto dall’università della California e pubblicato su riviste scientifiche accreditate. Il campione di studio è stato condotto su animali che per esposizione a lungo termine al Triclosan hanno riportato danni epatici come fibrosi e tumori. Dagli esiti di questo studio l’attenzione è stata spostata anche su eventuali danni nell’uomo che sembrano essere confermati. L’esposizione umana al Triclosan riceve danno con l’impiego stimato di 18 anni, dunque l’impiego quotidiano e prolungato negli anni può aumentare il rischio di comparsa delle malattie epatica con riferimento ai tumori. Il Triclosan inoltre interagisce con un determinato recettore che non potendo esplicare la sua funzione in maniera corretta può indurre fibrosi epatica. Oggi non esistono in Europa divieti all’impiego del Triclosan ma si suggerisce un consumo moderato soprattutto eliminandolo dai prodotti dove non è strettamente necessario. Restando così sotto osservazione. E’ stato stabilito un limite di sicurezza dello 0,3% per la concentrazione di Triclosan in prodotti come dentifrici, deodoranti, detergenti. Essendo prodotti ad uso quotidiano è bene porre attenzione all’etichetta di questi prodotti.
La terapia, la cosmesi, l’igiene, la produzione del cibo e l’ambiente sono letteralmente invasi da prodotti chimici. La massiccia presenza di questi prodotti chimici è connessa a effetti collaterali e danni da conoscere per poter attuare strategie tese a ridurre il loro impatto sulla salute. Conoscere i prodotti chimici consente ai consumatori di minimizzare quando e se possibile il loro impatto sulla salute e sul benessere della persona e dell’ambiente. La qualità di vita dipende ogni giorno di più dalla capacità culturale del singolo soggetto per riconoscere in che modo egli è esposto alla chimica, soprattutto quella dannosa, consentendogli un minimo di autodifesa. Gli alimenti, le terapie, i prodotti per l’igiene e i cosmetici possono essere scelti dal consumatore o paziente con l’obiettivo primario di ridurre carichi impropri dannosi alla salute e di vivere in una corretta relazione con gli altri.