Rusco in fitoterapia
Il Rusco appartenente alla famiglia delle liliaceae e usata in fitoterapia, è conosciuta con il nome popolare di pungitopo. Etimologicamente la parola Rusco deriva dal termine Ruscum o Ruscus dal latino con il quale veniva appunto indicato il pungitopo indicato anche come rovi. Il Rusco era conosciuto e indicato da Virgilio nel I sec.a.C. , da Plinio il Vecchio nel I sec. d.C. L’eventuale discendenza del termine potrebbe derivare da rusticus (“delle campagne”) e questo perché la gente di campagna (in latino rustici) utilizzava le fronde pungenti di Rusco aculeatus per proteggere le vivande dai topi: da questo medesimo uso deriva il nome volgare “pungitopo”.
Aculeatus significa “che porta aculei” e si riferisce alla pungente spinescenza apicale dei cladodi. Un altro uso tradizionale del Rusco consisteva nel legare a due corde dei grossi mazzi della pianta e farli scorrere nella canna fumaria dei camini per toglierne la fuliggine. Il rusco è presente, allo stato spontaneo, in tutta l’Europa mediterranea. Diffuso su tutto il territorio italiano.
Il Rusco è un piccolo cespuglio sempreverde, alto da 10-15 cm fin oltre 1 m, con fusticini legnosetti rigidi, subcilindrici, eretti o sub-eretti, verdi, glabri, strettamente scanalati in lunghezza; ramificazione con soli rami principali simili ai fusti e rami secondari modificati detti cladodi simili a foglie, rigidi, lanceolati, lunghi 1-4 cm, verdi, glabri, con apice acuto e spinoso. Le foglie sono sessili, minute, ridotte a brattee scariose, bianco-brunastre; non sono sempre presenti. I fiori sono generalmente singoli, biancastri, minuti e inseriti entro la metà basale del nervo mediano. Fiorisce da febbraio a maggio. Il frutto è una bacca globosa rossa, liscia, lucida, con diametro di un cm circa, contenente 1-4 semi.
I principali componenti attivi sono saponine steroidee, i fitosteroli (ruscogenina, ruscina), flavonoidi, triterpeni, polifenoli, steroli, tannini, acidi glicolici, sali minerali (potassio e calcio). Le sue proprietà sono legate principalmente ai fitosteroli che conferiscono al pungitopo proprietà diuretiche con l’eliminazione dei cloruri, sedativo ed antinfiammatorio delle vie urinarie, ha effetti benefici nei confronti dei calcoli renali, cistiti, gotta, artrite e reumatismi non articolari. I polifenoli contenuti nel rusco, sono efficaci agenti antinfiammatori, diuretici e in grado di ridurre la permeabilità vascolare, a sostegno dell’utilizzo fitoterapico di questa pianta in pazienti con insufficienza venosa cronica. La ruscogenina, inoltre, ha manifestato una notevole attività anti-elastase, ossia contrasta l’enzima che degrada l’elastina . Il rusco è utile anche nella terapia delle vene varicose con un’azione vasocostrittore esercitata soprattutto a livello dei capillari. Il Rusco ha un’azione antinfiammatoria che agisce diminuendo la fragilità capillare, aumentando il tono della parete venosa favorendo quindi la circolazione del sangue che si traduce in diminuzione della pesantezza e del gonfiore delle gambe. Inoltre trova applicazione nella cura delle emorroidi, delle flebiti e dei geloni nonché di sostegno alla circolazione retinica. Il rusco viene impiegato anche in cosmetica nella formulazione di creme per pelli sensibili che si arrossano facilmente e con couperose e creme protettive verso gli agenti esterni, quali freddo, sole e vento. Nella vecchia farmacopea, al rusco vengono attribuite proprietà diaforetiche ed è inserito nella composizione delle cinque radici insieme al finocchio, all’asparago, al prezzemolo e al sedano. Il rusco trova anche un impiego alimentare, infatti i suoi germogli squamosi vengono usati per insalate, minestre e frittate, mentre i semi, tostati venivano impiegati come succedanei del caffè.
Il pungitopo simboleggia l'”indipendenza”, forse per la difficoltà a raccogliere i rami di queste piante molto pungenti. In molti paesi d’Europa è uso tradizionale, a capodanno, decorare la casa con rami di pungitopo, è considerato un portafortuna.
La fitoterapia è un campo della medicina biologica. La somministrazione di fitoterapici esige competenza ed è pertanto consigliabile rivolgersi a un medico esperto. Eccessi e difetti nei dosaggi possono essere causa di disturbi piuttosto che la loro soluzione. L’automedicazione è certamente poco raccomandabile. Un trattamento in nutrizione clinica associata fitoterapia non si contrappone né sostituisce le linee guida della medicina convenzionale. Al contrario esso stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Fitoterapia a Roma